Questo blog/sito e` ancora un work in progress totale, ma non posso stare zitto quando leggo cose come queste. Enzo Boschi, direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dice che “Noi stiamo valutando di smettere di informare, e di non rendere raggiungibili i nostri dati via web, perché vengono usati per arrivare a conclusioni che non stanno né in cielo né in terra”.
Spero di gran lunga che questa sia la consueta grottesca figura di merda di qualche giornalista, e che Boschi sia stato travisato completamente. Non mi stupirebbe pero` che un personaggio come Boschi, gia` famoso per aver difeso la Carlucci -signori, la Carlucci- nella famosa debacle Maiani con una lettera colma di falsita`, possa effettivamente ponderare qualcosa di cosi` stupido.
L’accesso aperto ai dati nella ricerca scientifica non e` un semplice gesto di cortesia. Dovrebbe essere, dove gia` non lo e`, una parte obbligatoria del processo di ricerca scientifica. Per chi se lo fosse dimenticato, la ricerca e` un processo aperto per definizione: funziona perche` dati e risultati sono disponibili a tutti e tutti possono analizzarli, criticarli, confutarli e via dicendo. Nel momento in cui la scienza e` basata sull’offuscamento, non e` piu` scienza (e smette di funzionare).
Se l’INGV smette di pubblicare i propri dati, mette a rischio la propria credibilita` scientifica: come possiamo fidarci di risultati basati su dati che potrebbero essere pubblici ma sono esplicitamente tenuti nascosti? Come fanno altri laboratori a lavorare sui dati dell’INGV? Questi sarebbero forse meri affari loro, se non fosse che stiamo parlando di dati sismologici -dati dai quali dipende la vita di un po’ di gente, in principio.
Boschi ha ragione su una cosa: i dati scientifici vengono travisati di continuo (chi ha mai avuto a che fare con i negazionisti del climate change credo se ne renda perfettamente conto). Ma non e` questo un motivo per renderli inaccessibili: al contrario, e` un motivo per iniziare ad aprire non solo i database grezzi, ma anche le metodologie di interpretazione dei dati stessi.
Nel caso che quella di Boschi non sia una mistificazione giornalistica o una boutade buttata li`, lancio un appello a chiunque lavori nell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia: pubblicate i dati su internet. Di straforo. Su Wikileaks, via Bittorrent, come volete, piu` posti in cui li mettete, meglio e`. Insegnate a gente come Boschi che nel XXI secolo nascondere informazioni di pubblica rilevanza non e` solo stupido e pericoloso, ma e` inutile.
Il problema sorge quando sulla base di quei dati qualcuno (chessòio, un responsabile della protezione civile, così per ipotesi) fa una dichiarazione assurda e chi ha messo sul tavolo i dati si becca un processo penale. Dico solo per ipotesi, non sarebbe possibile che succeda davvero. No?