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Il giorno che diventai un terrorista

Aggiornamento: Io e il prof.Ichino ci siamo scritti e ha accettato di incontrarmi in futuro.

Vi rendo ufficialmente noto che sono un pericoloso terrorista: per la precisione sono ormai ufficialmente un viscido simpatizzante delle Brigate Rosse. Immagino che in questo momento la DIGOS mi tenga sotto controllo, che la mia email sia letta da qualche annoiato maresciallo e che magari verranno a farmi delle domande. Oltre a beccarmi la probabile inorridita e isterica telefonata di mia madre (che vota centrodestra). Vi conviene togliermi dalle amicizie sui social network.

Andiamo con calma. Il tutto inizia una decina di giorni fa quando su Facebook commentai incazzato l’infelice uscita della Fornero secondo la quale “il lavoro non è un diritto” con la frase “qui non bastano neanche più le brigate rosse” o qualcosa del genere. Una boutade di cattivo gusto? Può darsi, del resto io non ho mai avuto una passione per il “buon gusto” in sè: preferisco guardare Family Guy piuttosto che The Brady Bunch. Oh, sono uno che ride leggendo 4chan, che ve devo dì?

Ma un paio dei miei compari politically correct di FB si ritirano inorriditi di fronte a cotanta protervia, e uno di loro va a commentare questo post sul sito de I Mille citandomi indirettamente. Al che intervengo per rivendicare che, sì, c’è un motivo per cui ho detto quello, e tiro in ballo anche i giuslavoristi che cercano di modificare il diritto del lavoro in Italia, come Pietro Ichino. Il quale, si sa, è stato (e forse è tuttora) bersaglio delle cosiddette “Nuove BR” in Italia. Uuuh, cortocircuito!

Ora, sia chiaro, non voglio davvero i terroristi. Nessuna persona sana di cervello vuole le BR di nuovo per le strade: neanche gli estremisti di sinistra, perchè sanno che il terrorismo è controproducente. Quindi anche se non avessi nessun motivo etico per essere contro il terrorismo (sia chiaro anche questo: ce l’ho, visto che sono contro la pena di morte), ci sarebbero parecchi motivi pragmatici. Chiaro marescià? Chiaro mamma? Nessuno vuole i terroristi.

Chiarito questo al maresciallo e alla mamma, possiamo andare avanti. Ho scritto in modo pacato come la penso in questo commento, e nei seguenti. Vi supplico di leggere il thread: che siate d’accordo con me oppure no, serve a capire quanto segue.

Segue, ovvero, che in un’ondata di indignazione mi rispondono con pubblici post (non commenti: post) in due: da un lato il direttore de I Mille, Raoul Minetti. Dall’altro, incredibile dictu, lo stesso dottor Pietro Ichino.

Possiamo liquidare rapidamente Minetti, il quale non sviluppa nessun argomento, se non dicharare che per qualche misterioso motivo gli oppositori di Ichino gli fanno “gelare il sangue” qualora essi dichiarino chiaro e tondo quello che un bel po’ di persone pensano (ovvero che Ichino, come un altro ha detto, “fa il gioco dei padroni”). Non si capisce perchè, non si capisce percome: così è, e povero Minetti che ha tanta paura (di cosa? forse -mia personalissima ipotesi- del fatto che tutti coloro che non sono d’accordo con Ichino e temono i suoi progetti di riforma siano dei pericolosi e folli terroristi? Bell’esempio di “tutta l’erba un fascio”)

La risposta di Ichino invece merita una contro-risposta, non foss’altro che per la indubbia notorietà del personaggio.

Innanzitutto Ichino -va detto a suo merito- riporta quasi tutto il mio commento (e non solo l’ultimo pezzo come fa, decontestualizzando, Raoul Minetti). Commento che riporta delle argomentazioni (magari del tutto sballate e balzane, eh). Alle quali però Ichino si guarda benissimo dal rispondere. Mentre invece inizia con:

Ma perché Massimo Sandal non prova a confrontarsi, una per una, con queste mie idee tanto da lui aborrite?

Beh, caro dott.Ichino, io mica ce l’ho con lei perchè ha i baffi. Se stiamo parlando è proprio a causa del confrontarmi con le sue idee. Idee che sicuramente conosco poco e male, ma che da quel che so mi paiono assai pericolose per la società.

Dopo di che però dice una cosa correttissima

Se queste mie idee preoccupano tanto chi ne dissente, ciò non accade perché esse nascondano qualche aracano malefizio o perfida macchinazione, ma soltanto per la capacità che esse hanno di convincere, soprattutto a sinistra.

Dott.Ichino, è proprio questo il punto: che sono maledettamente convincenti. Il fatto che un’idea sia convincente non la rende corretta e/o desiderabile, e questo forse a Ichino sfugge. Molte visioni politiche assai inquietanti sono convincenti, di ogni colore. Il problema è proprio che le idee di Ichino stanno convincendo un sacco di gente dell’area cosiddetta “sinistra” (devo ormai usare le virgolette).

Io sono certo che il dott.Ichino sia in ottima fede, e che sia una persona onesta che sente onestamente di fare il bene del paese. Questo, purtroppo, non lo rende meno preoccupante, ma più preoccupante. Chè almeno i malvagi sono corruttibili, o possono cambiare idea a seconda delle convenienze. Delle buone intenzioni di cui è lastricato l’inferno, invece, è difficile liberarsi.

E il mio punto originale era che, se a destra sono liberisti di default, e a sinistra si diventa liberisti perchè Ichino o i Mille o chi per loro convincono, dove va chi non è liberista? Dove lo mettiamo? E soprattutto, una volta che uno si incazza con il liberismo e non sa per chi votare, che cosa fa? Se siete come me, potete stare tranquilli: scrivete un post, vi incazzate, e pazienza, alla fine sono una creatura ignave. Ma purtroppo (e sono sincero: purtroppo) c’è gente che non è come me.

Ma proseguiamo:

Proprio perchè di sinistra esse sono, se essere di sinistra significa proporsi di costruire la vera eguaglianza di opportunità per tutti, combattere le rendite, correggere le storture (anche se verniciate di progressismo) che condannano i più deboli a rimanere tali.

Uhm. A casa mia sinistra non voleva dire soltanto “costruire la vera eguaglianza di opportunità per tutti”. Wikipedia mi informa che “left” in senso politico significa:

In politics, the Left, left-wing and leftists are people or views which generally support social change to create a more egalitarian and fairer society.[1][2][3][4] They usually involve a concern for those in society who are disadvantaged relative to others and an assumption that there are unjustified inequalities (which right-wing politics views as natural or traditional) that should be reduced or abolished.

Ora, va da sè che nel momento in cui una riforma del lavoro genera potenzialmente precarietà e disoccupazione, essa genera una società dove ci sono persone “disadvantaged relative to others” e “unjustified inequalities”, e quindi trovo abbastanza di sinistra il combatterla. Avere eguali opportunità è solo una parte del discorso.

Ed è qui che rientra il discorso della Fornero sul lavoro come diritto. Dire che il lavoro è una cosa che spetta solo a pochi eletti che se lo sudano col sangue è tutto tranne che equo. È come dire che vincere la lotteria porta a una società egualitaria, perchè tutti hanno la stessa probabilità di vincere: peccato che poi il premio lo vinca solo uno.

Poi, per carità: ci sono alcune cose della riforma così come la vuole Ichino che mi trovano d’accordissimo, come ad esempio mettere sullo stesso piano le aziende sopra e sotto i 15 dipendenti, o il fatto di voler partire con il contratto a tempo indeterminato per tutti. Fantastico! Però poi Ichino vuole questo all’interno del modello di flexicurity. Modello che da più parti si sospetta aumentare le diseguaglianze, non diminuirle (come fa notare quel noto brigatista dell’ex primo ministro danese Poul Rasmussen)

Ed è un modello che -di nuovo- forse può avere un senso in un’economia perfetta, in cui tutti i lavoratori siano zeppi di skills, e in cui per ogni posto che si libera da una parte ce ne sia uno pronto da un’altra -in cui quindi essere flessibili non generi veramente angoscia.

Dico forse perchè (mia personale e balzana opinione) chi si inventa la flexicurity vive, non sorprendentemente, nell’ambiente accademico. E sapendo un attimo come funziona l’ambiente universitario, gli accademici sono persone che trovano normale rinnovare ogni minuto le proprie skills, cambiare città o paese, avere contratti a termine eccetera eccetera. In quanto ricercatore, oh, lo so anche io. E quindi magari vedono tale modello come ottimale.

Peccato che non sia per tutti così. Peccato che ci siano persone che magari preferiscono giustamente vivere nella città dei propri genitori, che magari vogliono mettere su una famiglia, che non vogliono cambiare casa, colleghi, città ogni pochi anni. Che hanno un progetto di vita stabile. E che non vogliono che questo progetto di vita sia alla mercè del mercato. Perchè vogliono vivere, non sopravvivere per lavorare.

Senza contare il fatto che la nostra economia è notoriamente messa non proprio benissimo ultimamente, e non solo una riforma di flessibilità in un mercato del lavoro del genere a me pare suicida: non si capisce nemmeno perchè la prima cosa da riformare in tal senso siano proprio i diritti dei lavoratori.

Quasi dieci anni or sono ho proposto ai cultori della violenza politica proprio questo: nientemeno che di parlarne

Il che è monumentalmente lodevole (pochissimi hanno la statura morale per dialogare con i propri assassini, e in questo mi inchino seriamente e profondamente di fronte a Ichino). Ma la lettera di Ichino, per quanto bellissima e condivisibile in ogni virgola, non parla di politica. Mentre invece è questo che dovrebbe fare: chiedersi perchè politicamente sia visto come un nemico da così tanti, fino al punto di rendere alcuni così pazzi da volerlo fare fuori e costringerlo a vivere così. Situazione a cui Ichino non sa fare di meglio che tirar fuori la teoria del complotto:

ma questo è ciò che turba soprattutto i sonni di quella parte della sinistra – per fortuna non più dominante – che preferisce affrontare il problema con i catechismi e i cordoni sanitari, invece che con il dialogo aperto.

Come dire “non mi parlano, ce l’hanno con me, sono tutti cattivi”. Però guarda un po’ delle teorie politiche dei suoi oppositori egli non fa cenno. Non si chiede perchè ci sia un “cordone sanitario”.

Per finire con:

M.S. farà bene a considerare che finché nella sinistra italiana qualcuno, come lui, continuerà a dire che le idee di Massimo D’Antona, o quelle di Marco Biagi,  o quelle di Ezio Tarantelli, o le mie, non meritano di essere discusse, ma devono essere “fermate”, ci sarà poi il rischio che qualcun altro si ritenga legittimato a farlo sparando.

E qui si entra nella malafede, perchè io non ho mai detto che quello che dice Ichino non meriti di essere discusso. Al contrario, diamine, lui stesso quota un intero mio commento in cui faccio proprio questo: discuto le sue idee. Così come lo spettatore del dibattito che fa “gelare il sangue” a Raoul Minetti stava proprio discutendo le sue idee. Mentre invece Ichino può fare di meglio di discuterle: può presentarle in Parlamento e metterle in pratica sulla pelle dei lavorator (nel bene e nel male).

Ed è questo metterlo in pratica che -secondo me, secondo la mia piccola opinione- va fermato. Perchè secondo me questo tipo di mercato del lavoro va fermato. Così come ogni giorno noi vogliamo fermare un sacco di cose che non ci piacciono, in politica: niente di più, niente di meno.

Se qualcuno si ritiene legittimato a farlo con la violenza, non prenderà tale legittimità da me, e non applaudirò a questo (anzi). Ma questo voglio dire nel mio minuscolo alla sinistra: fate sì che esista una proposta democratica, reale, concreta, che sia alternativa alla monocultura liberista. Perchè questo stiamo vivendo: un mondo in cui un’unica ideologia ha vinto e in cui si stanno azzerando tutte le concepibili alternative di società (il fatto che la sinistra radicale sia ormai un’accozzaglia di cialtroni non aiuta, va detto).

In ogni caso, voglio ringraziare il dott.Ichino di essersi preso la briga di discutere con me (sia pure condannandomi ad essere ormai additato come terrorista, sigh). Sarei perfino felice di incontrarlo, così magari può spiegarmi come la pensa davanti a una tazza di caffè. E magari permettermi di cambiare idea. Sono assolutamente pacifico, non si preoccupi dott.Ichino. Che ne dice? Ci sta?

14 Comments

  1. paolo paolo

    il problema pero’ è chiarire bene il senso che si vuole dare alle parole “va fermato”

  2. E che senso gli ci vuoi dare? Va fermato. Può prendersi una vacanza alle Bahamas, può uscire dal Parlamento, può cambiare idea. Un po’ come per tutti i politici che non ci piacciono – speriamo che la smettano e che facciano altro.

    Ho fatto una battuta in bad taste? Oggesù, sì. È un po’ come quando mia madre dice “ha da veni’ Baffone”, ma questo non la rende una stalinista.

  3. Grogo Grogo

    Credo, francamente, che le proposte di Ichino siano estremamente pericolose e dannose per la società civile italiana. Inutile sottolineare che con un mercato del lavoro in metastasi, il concetto di flessibilità va a farsi benedire. Ma ancora più allarmante è la corrente di pensiero che tende ad avallare il concetto che in italia non per una profonda crisi sistemica del capitalismo e del liberismo, ma per l’articolo 18 o per chissà quale altra norma contenuta nello statuto dei lavoratori.
    Il discorso è molto più lungo e POLITICO; ma oggi non si parla più di politica, in quanto il liberismo è diventato un dogma, un precetto, e qualunque idea o proposta lontana da ciò diviene automaticamente sbagliata e “pericolosa”. In questo confronto, se ce ne fosse ancora bisogno, si dimostra una volta di più come oramai la politica, quella vera sia morta, e come il termine “sinistra” sia definitivamente defunto fra i rivoli della storia.
    PS: non concordo su una cosa; Sandal dice che queste proposte di cambiamento dello statuto dei lavoratori vengono sovente dall’ambiente universitario, e questo giustificherebbe parzialmente la filosofia della flessibilità.
    Su questo non mi sento di concordare. Io credo, viceversa, che queste proposte sono sempre e soltanto avanzate da persone che possiedono una posizione sociale e lavorativa privilegiata. I docenti universitari ne fanno parte. Ma proprio per questo dovrebbero essere gli ultimi a proporre, in quanto le loro masturbazioni mentali tendono esplicitamente a giocare con la sorte dei più deboli e dei meno sicuri. Ma purtroppo, in una società civile sopita e pigra, a fare le lezioni morali di contegno e sacrificio sono proprio coloro che spesso non hanno nemmeno idea di quanto possa essere difficile mettere assieme il pranzo con la cena.
    Non invoco le BR ( andrebbe aperto un capitolo a parte), ma persone come Ichino sono pericolose, forse a loro insaputa, ma per quanto mi riguarda, più lontano stanno dalla stanza dei bottoni, meglio è.

  4. vincib vincib

    Scusa, ma hai scelto una tattica retorica (anche la franchezza lo è) proprio infelice, a prescindere dal fatto discutibile che le idee di Ichino siano dannose o meno. A te il buon gusto può schifare, puoi apprezzare l’umor nero e Family Guy quanto ti pare, ma se riconosci che Ichino è dannatamente convincente e al contempo desideri una controffensiva – sempre sul piano della discussione civile, s’intende, dovrebbe essere tua prima preoccupazione rendere i tuoi argomenti convincenti, oltre che validi.
    E’ che hai usato un lessico che si presta facilmente a interpretazioni scomodissime, e non a causa della troppa malizia di chi ti legge in un certo modo, ma per una tua ingenuità, di sicuro in buona fede: il contesto del dibattito giuslavorista è, per contigenze note a tutti, immerso in un clima delicato, e certe espressioni che altrove sono neutre qui sono ben connotate e denunciano un’appartenenza ideologica. Per evitare fraintendimenti, lo scrupolo spetta a chi desidera intervenire e forse ti è mancato proprio questo.

    Sul resto non intervengo, tranne una cosa che hai scritto altrove:

    M.S. dixit: Ha senso eccome lamentarsene, per esempio quando viene abolito il sistema proporzionale. Ha senso soprattutto lamentarsene dal punto di vista *culturale*.

    Il “punto di vista culturale” non è criterio oggettivo e come argomento è debole. Sei scienziato, e allora capirai: ci si potrebbe lamentare, allo stesso modo, della mancata (io spero) elezione di membri del MRN scilipotiano, poiché sarebbe un guaio culturale se il punto di vista omeopatico circa la sanità pubblica venisse oscurato da una maggioranza di cultori della science-based medicine. Tra l’altro, di gente che pratica l’omeopatia, in Italia, ce n’è eccome. Può essere così importante la ragione “culturale” da consentire che persino l’errore abbia una sua degna rappresentanza?

    Pensaci bene.

  5. ma se riconosci che Ichino è dannatamente convincente e al contempo desideri una controffensiva – sempre sul piano della discussione civile, s’intende, dovrebbe essere tua prima preoccupazione rendere i tuoi argomenti convincenti, oltre che validi.

    Hai assolutamente ragione, ma il discorso è che tutto è nato come una battuta su Facebook, ed è poi esplosa oltre misura. Hai mai detto di qualcuno “diamine, Tizio lo strozzerei con le mie mani”? Ecco, questo non fa di te un potenziale assassino di Tizio. Mentre invece pare che in questo contesto sì, lo fa.

    “il contesto del dibattito giuslavorista è, per contigenze note a tutti, immerso in un clima delicato, e certe espressioni che altrove sono neutre qui sono ben connotate e denunciano un’appartenenza ideologica.”

    Ma questo lo so benissimo, e faceva parte della boutade, appunto. Chiamalo trolling di pessimo gusto, questo era, questo voleva essere. Non immaginavo certo sarebbe diventata una discussione seria.

    “Può essere così importante la ragione “culturale” da consentire che persino l’errore abbia una sua degna rappresentanza?”

    Il fatto è che stiamo parlando di politica, non di scienza, appunto. Proprio perchè sono uno scienziato (sia pur mediocre) nella politica non esiste l’Errore e la Verità: o meglio, esistono, ma solo qualora ci si scontri con i fatti (del tipo: questa manovra può ridurre la disoccupazione? quest’altra può migliorare l’economia?). Ma in generale, politica significa massimizzare delle variabili a scapito di altre: e quali variabili si vogliano massimizzare in una società (libertà d’impresa? eguaglianza? diritti?) è una questione essenzialmente culturale, e non altra.

  6. Roberto Pinto Roberto Pinto

    Fate una ripresa o un resoconto dettagliato del futuro incontro.

  7. Vincesko Vincesko

    Come commento, allego questo mio post, in cui espongo perché e percome ho conosciuto le tesi di Ichino e dialogato con lui e suggeritogli di…:
    “Gli ‘ottusi’ (=intelligentoni) delle Brigate Rosse”
    http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2741169.html
    Aggiungo:
    1) Il senatore Pietro Ichino si “ferma” da solo, poiché il suo DdL (v. link) è nettamente minoritario nel PD; il DdL che ha il consenso maggioritario è quello Ghedini-Passoni-Treu. Poi i giochi, con Monti, si sono tutti scombussolati.
    2) Sono d’accordo con Grogo: sulla base della mia esperienza, a) i professori universitari vanno presi con le molle; e b) i docenti universitari sono dei burocrati, e spesso ragionano come quelli dello Stato Maggiore quando elaborano i piani di battaglia: l’empatia è severamente vietata. Ichino, poi, è del tutto privo di empatia, però è una persona seria, preparata, coraggiosa, leale (v. link).
    3) Questo mio commento del 25-9-2010 su “Europa”: Io sono un riformista (di sinistra), ma noto volentieri che i Senatori Pietro Ichino e Tiziano Treu non hanno una grossa “audience” né a sinistra, né nel centrosinistra. Credo, anche basandomi sui commenti dei lettori dei giornali on-line, essenzialmente per due motivi: il primo, perché, quando progettano le loro belle e razionali riforme, si preoccupano di considerare tutte le variabili in gioco, ma poi, quando le traducono in articolati di legge di attuazione, per problemi di copertura finanziaria, ma anche per un fatto – come dire? – di cultura, di logica e di etica di fondo nazionale piuttosto stortignaccole e strabiche, omettono sempre una gamba del tavolo: quella di sostituire le tutele e le indennità particolari e selettive dei tanti privilegiati (tra cui quelle dei parlamentari) con quelle universalistiche; il secondo, perché, essendo essi professori dipendenti pubblici (oltre che parlamentari), con tutte le tutele e la sicurezza connesse, sono sempre severi a pretendere dagli altri l’accettazione dei rischi legati ad un ‘posto’ che non può essere più solo fisso o i sacrifici – quasi sempre iniquamente distribuiti tra privilegiati e non – per l’equilibrio dei conti pubblici.

  8. gianmario nava gianmario nava

    ottima idea incontare ichino
    e finalmente informarsi sulle sue “pericolossissime perchè convincenti” proposte

    l’alternativa al liberismo è, storicamente, il mercantilismo
    forme estreme di mercantilismo sono l’economia nazionalsocialista e quiella comunista
    forme moderate le soluzioni socialdemocratiche e keynesiane

    tremonti è per un nuovo mercantilismo
    tanto per dire

    quindi la faccenda di cosa sia di sinistra e cosa no è molto complicata

    credo che, pragmaticamente, dobbiamo puntare (da sinistra) alle pari opportunità per tutti

    (magari dicendo a chi si sente padrone del posto di lavoro come fosse una rendita e non un impegno etico positivo costante che il suo diritto lo paga sicuramente qualcun altro che lavora per lui se lui non fa la sua parte)

    quanto a chi dice che ichino va allontanato dalla stanza dei bottoni ricordo che che guevara (immortalato in foto che ricordano la sindone e ne emulano la falsità) quando fu nella stanza dei bottoni preparò una economia del tutto analoga a quella della attuale corea del nord

  9. dd dd

    la cosa più insopportabile, che accomuna sia la fornero che i sindacati è sempre quella retorica del lavoro come valore irrinunciabile, sia che sia da garantire per diritto o no.
    le uniche cose irrinunciabili sono le risorse per poter vivere (e non sono certo garantibili per legge..), quando per queste è necessario lavorare non c’è problema, accetteremo la rottura di coglioni, ma se il lavoro viene visto come un valore in se stesso e astratto non riesco nemmeno a discutere di queste cose.

  10. Attenzione, da quello che ho letto si scambia un po i liberisti come i neo liberisti, quelli che si sono inventati una copia che ha tradito completamente i valori liberali. I liberali da Hume a Adam Smith, sull arco dei liberali veri, hanno chiesto la fondazione di uno stato, per esempio. Diceva che ci volevano delle scuole publiche, per far crescere il popolo, e non si abbrutisse in un lavoro eccesivamente specializzato-ripetitivo. Hume parlava di un governo feroce, ma la sua descrizione del governo feroce, oggi effettivamente lo sono diventate le grandi imprese pronti a sbranarsi il mondo anche mentre si avvia a risentirne in maniera definitiva. Chimateli NeoLiiberali per marcare la distanzione con la nobile tradizione liberale, che non é vero sia uguale a liberista: era a favore dello stato e del mercato, che al momento significava dire “to have a fair shot” (lo ripeté Hobama qualche mese fa, rispetto alla societa che combattevano: quella prefeudale. I loro fuedali, sono diventati i nostri banchieri, sotto la sponda di tanti cavalletti alati di troia: i neoliberisti. Dei fantasiosi!

  11. kzm kzm

    Ciao. Al di là dei contenuti, molto interessanti, della discussione, mi viene da riflettere sullo “scandalo” generato dalle affermazioni sulle BR. Penso alla parola terrorismo. Davvero le BR erano dei terroristi? Generavano terrore uccidendo persone a caso? Mettevano bombe nelle stazioni? Bombardavano città? Oppure erano da considerare dei combattenti, come furono Mazzini o Garibaldi, come i partigiani della Resistenza? Combattenti che però hanno perso la loro battaglia. Adesso può essere facile dire che i metodi erano sbagliati, che non era quello il modo. Io non posso però non ritenere che le conseguenze di quella sconfitta, insieme ad altre sconfitte, le stiamo vivendo e pagando noi, oggi.

  12. kzm kzm

    PS: anche chi in Afghanistan spara ai soldati americani e non che stanno lì a fare non si sa cosa, ormai da anni non viene più chiamato “terrorist”, come pure si usava inizialmente, bensì “insurgent”.

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